La guida definitiva all’artrosi di ginocchio

Eccoci finalmente alla guida completa sull’artrosi di ginocchio!
Un piccolo ma prezioso manuale scientifico, accessibile, pensato per guidarti nel percorso di comprensione che va dalla diagnosi al trattamento.

La struttura della guida è organizzata in tre sezioni fondamentali: una dedicata alla comprensione della patologia, la seconda focalizzata sui trattamenti conservativi e rigenerativi, e infine una sezione dettagliata sulla protesi di ginocchio.

Per facilitare la navigazione e rendere l’informazione immediatamente fruibile, ho adottato un formato domanda-risposta. Questo permette una fruizione dei contenuti su misura per le tue esigenze specifiche.

Buona lettura!

La patologia

Cos’è l’artrosi di ginocchio?

L’artrosi del ginocchio, conosciuta anche come gonartrosi, è una delle malattie più frequenti a livello mondiale, seconda solo alle cardiopatie ischemiche secondo l’OMS. In Italia, circa il 20% della popolazione è affetto da questa condizione, con una prevalenza maggiore nel sesso femminile.

Ma cos’è esattamente l’artrosi del ginocchio? Non è solo un “danno alla cartilagine” o un problema meccanico. È una patologia complessa e eterogenea che coinvolge l’intera articolazione del ginocchio, toccando diversi tessuti come la cartilagine, le ossa, i legamenti, i tendini, la sinovia e i menischi.

Questa malattia va ben oltre la semplice nozione di “usura” legata all’età. Può manifestarsi già a partire dai 40-45 anni e colpisce uomini e donne di diversi livelli di attività fisica. Le articolazioni più frequentemente interessate dall’artrosi sono quelle maggiormente sottoposte a carico, come l’anca e il ginocchio, ma può anche colpire altre parti del corpo come la colonna vertebrale e le mani.

Perfino in paesi con alto livello economico ed alta aspettativa di vita, l’incidenza dell’artrosi alta, particolarmente dopo i 65 anni.

Quali sono i sintomi principali

I sintomi dell’artrosi di ginocchio possono variare significativamente da un individuo all’altro, ma alcuni segni sono comuni nella maggior parte dei casi. Il sintomo più frequente è il dolore, spesso localizzato direttamente sull’articolazione del ginocchio. Questo tipo di dolore tende ad essere più accentuato al mattino, poco dopo il risveglio, e potrebbe migliorare con il movimento e l’attività fisica, per poi ridursi durante i periodi di riposo. Tuttavia, in stadi avanzati della malattia, il dolore può persistere anche a riposo.

Oltre al dolore, altri sintomi comuni sono l’infiammazione e la rigidità articolare, che possono limitare significativamente la mobilità e la funzionalità del ginocchio, influenzando la qualità della vita del paziente. La rigidità è spesso più evidente al mattino o dopo periodi di inattività e tende a migliorare con il movimento, ma senza scomparire completamente.

Un sintomo addizionale che può emergere è il gonfiore o tumefazione del ginocchio. Questo fenomeno si verifica quando il danneggiamento della cartilagine porta ad un aumento dell’attrito all’interno dell’articolazione durante i movimenti. Per mitigare il dolore e l’infiammazione risultanti, l’articolazione reagisce intensificando la produzione di liquido sinoviale, il quale si traduce in un gonfiore che è sia visibile che tangibile al tatto.

In sintesi, l’artrosi del ginocchio è una condizione che può influenzare notevolmente la vita quotidiana, e la sua manifestazione più comune è il dolore, seguito da infiammazione, rigidità articolare e tumefazione.

Per ulteriori informazioni ecco altri miei contenuti:

È ereditaria?

L’artrosi del ginocchio ha una componente genetica, ma non è strettamente ereditaria nel senso tradizionale del termine. Sebbene esistano alcuni geni che possono predisporre una persona a sviluppare l’artrosi, l’ambiente e lo stile di vita giocano un ruolo significativo. Ad esempio, fattori come il peso corporeo, il tipo di lavoro, l’attività fisica, malallineamenti dell’asse meccanico come ginocchio varo e ginocchio valgo, e le eventuali lesioni precedenti possono contribuire allo sviluppo o al peggioramento della condizione.

È anche vero che l’artrosi tende a essere più comune in alcune famiglie rispetto ad altre, il che suggerisce un certo grado di predisposizione genetica. Tuttavia, non è garantito che tu sviluppi l’artrosi solo perché un genitore o un altro parente stretto ne è affetto.

In breve, mentre la genetica può essere un fattore di rischio, è solo una parte di un quadro più ampio che include molti altri fattori modificabili e non modificabili.

Come si diagnostica?

La diagnosi in genere inizia generalmente con un’attenta anamnesi del paziente e un esame fisico, durante il quale il medico può valutare i sintomi e eseguire una serie di test per valutare la mobilità e la funzione del ginocchio. Questa è la parte più importante perché l’ortopedico deve capire se e quali esami di approfondimento richiedere.

Sebbene si pensi che le radiografie e la risonanza magnetica abbiano un ruolo importante nella diagnosi di molte condizioni ortopediche (ed effettivamente spesso è così), nell’artrosi del ginocchio si tende ad abusarne enormemente. È fondamentale sottolineare che la diagnosi di artrosi non si basa esclusivamente su questi strumenti Infatti, fino al 50% dei pazienti con sintomi di artrosi non ha riscontri radiografici che confermano la malattia. Il ruolo della risonanza invece è spesso marginale e risulta necessaria solo in quei casi in cui è necessario valutare la concomitante presenza di edema osseo.

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A che età si può sviluppare l’artrosi

L’artrosi del ginocchio è più comune nelle persone di età superiore ai 50 anni, ma può manifestarsi anche in età più giovane, specialmente se esistono fattori di rischio specifici.

Questi fattori di rischio sono principalmente:

– pregressi traumi che modificano la corretta congruità dell’articolazione (es. una frattura del piatto tibiale, lesioni meniscali o cartilaginee);

– malallineamento. Un ginocchio varo o valgo creano uno sbilanciamento nella distribuzione del carico sull’articolazione sovraccaricando una parte.

Cosa significa artrosi avanzata?

Abbiamo visto molti pazienti non abbiano una correlazione tra la situazione clinica e quella radiografica. Spesso però per “quantificare” la severità dell’artrosi si utilizza una classificazione radiografica. 

La classificazione di Kellgren Lawrence è uno degli strumenti più utilizzati per valutare la severità dell’artrosi del ginocchio attraverso l’analisi radiografica. Questa scala offre un metodo quantitativo e standardizzato per valutare l’entità delle modificazioni artrosiche e consente sia ai medici che ai pazienti di avere un quadro più chiaro della situazione. Vediamo in dettaglio come funziona.

Scala di Kellgren Lawrence: la scala è divisa in 5 gradi, che vanno da 0 a 4. Maggiore è il punteggio, più avanzata è la condizione di artrosi.

  • Grado 0: In questa fase, non si osservano modificazioni artrosiche evidenti nelle radiografie.
  • Grado 1: Si notano dubbi sul restringimento dello spazio articolare e una minuta formazione di osteofiti. Questa fase è spesso considerata come il primo segnale di possibili problemi futuri.
  • Grado 2: Ci sono alterazioni minime del profilo marginale dell’osso, limitata formazione di osteofiti e un possibile restringimento dello spazio articolare. Questo indica che l’artrosi è presente, ma in una forma ancora lieve.
  • Grado 3: In questa fase, si osservano formazioni osteofitosiche moderate e multiple, un restringimento visibile dello spazio articolare e una iniziale sclerosi dell’osso subcondrale. Questa fase rappresenta un avanzamento significativo della malattia.
  • Grado 4: Qui, si parla di artrosi avanzata con un severo restringimento dello spazio articolare, marcata sclerosi dell’osso subcondrale e ampia formazione di osteofiti. La deformazione ossea è evidente e non discutibile.

Parametri Utilizzati:

  • Riduzione della Rima Articolare: Indica quanto lo spazio tra le ossa si sia ridotto, un segno della degenerazione del tessuto cartilagineo.
  • Presenza di Osteofiti: Queste escrescenze ossee sono un segno evidente dell’avanzamento della malattia.
  • Sclerosi dell’Osso Subcondrale: L’indurimento dell’osso al di sotto della cartilagine è un ulteriore indicatore del progredire dell’artrosi.

Qual’è la differenza tra artrosi e artrite reumatoide?

Dell’artrosi ne abbiamo già parlato nelle precedenti risposte. 

L’artrite reumatoide, invece, è una malattia autoimmune in cui il sistema immunitario attacca erroneamente le membrane sinoviali che rivestono le articolazioni. Questa condizione può colpire individui di qualsiasi età e solitamente si manifesta con sintomi come infiammazione, dolore e rigidità articolare. A differenza dell’artrosi, l’artrite reumatoide può essere una malattia sistemica, influenzando altri organi e tessuti oltre alle articolazioni. Il trattamento dell’artrite reumatoide spesso richiede l’uso di farmaci immunosoppressori per controllare l’attività del sistema immunitario. 

La diagnosi è più complessa e include una combinazione di elementi come i sintomi del paziente, l’esame obiettivo delle articolazioni, esami di laboratorio come il fattore reumatoide e gli anticorpi anti-CCP, e indici di infiammazione come la VES e la PCR. Gli esami strumentali come la radiografia, l’ecografia e la risonanza magnetica sono utilizzati per una valutazione più dettagliata.

Il trattamento include farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), corticosteroidi, e farmaci antireumatici come il methotrexate. Inoltre possono essere utilizzati farmaci biologici. 

Le molecole biotecnologiche, noti anche come farmaci biologici, sono di dimensioni e complessità notevolmente maggiori rispetto ai farmaci tradizionali come l’aspirina o gli antibiotici, che sono sintetizzati chimicamente e hanno una struttura più semplice. Essi sono generati attraverso processi biologici che utilizzano organismi viventi, spesso cellule di mammifero. L’ingegneria genetica, in particolare la tecnologia del DNA ricombinante, è spesso coinvolta nella loro creazione per ottenere una sequenza di DNA che codifica il farmaco più efficace possibile. Nel contesto delle patologie reumatiche, questi farmaci sono utilizzati per correggere lo squilibrio dei mediatori infiammatori, in particolare le citochine come le interleuchine 1, 6 e 17, il fattore di necrosi tumorale (TNF) alfa e l’interferone. La maggior parte dei farmaci biologici in ambito reumatologico sono anticorpi monoclonali o recettori solubili che si legano specificamente alle citochine, neutralizzando così la loro attività pro-infiammatoria.

Trattamento conservativo (non chirurgico)

Come si tratta l’artrosi?

Ecco la domanda delle domande!

Il ginocchio è un organo complesso che adempie a funzioni specifiche, ed è cruciale trattare l’artrosi non solo concentrandosi sulla cartilagine usurata o sul dolore. L’artrosi è una malattia multifattoriale che colpisce l’intero ginocchio inteso come organo. Pertanto, la gestione moderna deve essere individualizzata e mirare anche a influenzare l’ambiente biochimico dell’articolazione.

Il trattamento conservativo, ossia non chirurgico, ha come scopo non solo il sollievo dal dolore, ma anche il miglioramento dell’ambiente metabolico e biomeccanico dell’articolazione. Alcuni dei trattamenti non chirurgici più diffusi sono:

  • Fisioterapia: un programma di esercizi mirati può aiutare a migliorare la forza, la flessibilità dell’articolazione e la propriocezione;
  • Medicina Rigenerativa: metodi come iniezioni di plasma ricco di piastrine o cellule staminali sono utilizzati con grande efficacia per favorire la rigenerazione della cartilagine, ti invito ad approfondire questo argomento 
  • Terapie fisiche: trattamenti come la laserterapia possono offrire sollievo dai sintomi.
  • Tutori: l’uso di dispositivi ortopedici può fornire un supporto meccanico, alleviando la pressione sull’articolazione.

In conclusione, è essenziale comprendere che tutte queste terapie e opzioni di trattamento non dovrebbero essere considerate come soluzioni isolate. Devono invece essere integrate in una strategia complessiva di gestione dell’artrosi. Questa strategia dovrebbe essere sviluppata e monitorata dal tuo ortopedico di fiducia, che avrà la conoscenza e l’esperienza per personalizzare il trattamento in base alle tue specifiche esigenze e condizioni. Così facendo, si può aspirare non solo al sollievo dai sintomi, ma anche a un miglioramento significativo della qualità di vita. 

Esistono farmaci per curare l’artrosi?

Devo subito chiarire una cosa: i farmaci attualmente disponibili sul mercato sono principalmente indirizzati al controllo dei sintomi, come il dolore e l’infiammazione, e non modificano il decorso della patologia stessa. Questo è in contrasto con l’attività fisica ben condotta, che come ho sottolineato in altre risposte, può effettivamente influenzare positivamente la composizione della cartilagine, agendo in un certo senso come il “migliore farmaco”.

Tuttavia, esistono farmaci sperimentali noti come DMOAD (Disease Modifying OsteoArthritis Drugs) che puntano a modificare il decorso della malattia. Secondo le ricerche, l’approccio allo sviluppo di questi farmaci può essere diviso in due categorie: induzione di fattori anabolici e inibizione di fattori catabolici.

Induzione di fattori anabolici: Questa strategia punta a rallentare la progressione della malattia attraverso iniezioni intra-articolari di cellule come condrociti e cellule staminali, o fattori derivati da queste cellule che stimolano la differenziazione condrogenica. Questo può sostenere la rigenerazione e la riparazione della cartilagine. Alcuni candidati terapeutici in questa categoria includono fattori di crescita e proteine morfogenetiche ossee (BMP).

Inibizione di fattori catabolici: Questo approccio si concentra sulla riduzione dei livelli elevati di fattori pro-infiammatori e pro-apoptotici nello spazio articolare. Ad esempio, tanezumab è un anticorpo monoclonale che inibisce il legame del fattore di crescita nervoso (NGF) ai suoi recettori, riducendo così il dolore in OA. Tuttavia, studi clinici hanno mostrato che i rischi di utilizzo di tanezumab sembrano superare i benefici, portando al suo rigetto da parte delle agenzie di regolamentazione.

In sintesi, mentre la scienza sta facendo passi da gigante nello sviluppo di trattamenti farmacologici più efficaci per l’artrosi, per ora, la gestione più efficace sembra essere una combinazione di terapie rigenerative, attività fisica e, quando necessario, farmaci sintomatici. Ogni approccio, come già detto, deve essere personalizzato se si vuole raggiungere la massima efficacia.

Medicina rigenerativa

Qual è il ruolo dell’alimentazione nell’artrosi del ginocchio?

L’alimentazione può svolgere un ruolo significativo, sebbene non sia l’unica variabile da considerare. Un’alimentazione equilibrata, ricca di antiossidanti, vitamine e minerali, può contribuire a mantenere un ambiente biochimico favorevole all’interno dell’articolazione, che a sua volta può avere un effetto positivo sulla progressione della malattia. A livello di evidenze scientifiche ovviamente non parliamo di correlazioni chiare quindi bisogna sempre avere un atteggiamento di prudenza. 

Cibi anti-infiammatori

Alimenti come frutta e verdura fresche, pesce ricco di omega-3 e noci sono noti per le loro proprietà anti-infiammatorie. La riduzione dell’infiammazione a livello dell’articolazione può aiutare nel controllo del dolore e migliorare la mobilità.

Controllo del peso

Il sovrappeso è un fattore di rischio noto per l’artrosi del ginocchio. Un’alimentazione controllata può aiutare nella gestione del peso, riducendo così la pressione sull’articolazione, rallentando la progressione della malattia. Questo è vero soprattutto in quei pazienti che hanno un malallineamento del ginocchio ossia un varo o valgo. 

Attenzione, non ti consiglio di sottoporsi a diete e cambiamenti alimentari senza il supporto di un professionista perchè spesso, i danni superano i benefici.

Sostanze antiossidanti

Alimenti ricchi di antiossidanti come il tè verde, frutti di bosco e spezie come la curcuma possono aiutare a combattere i radicali liberi, che sono coinvolti nel processo degenerativo dell’artrosi.

Integrazione alimentare

Sebbene non siano un sostituto di una dieta equilibrata, gli integratori come la glucosamina e la condroitina sono spesso citati come utili nella gestione dell’artrosi. Tuttavia, è fondamentale discutere con il proprio medico prima di iniziare qualsiasi tipo di integrazione.

Svilupperemo l’argomento degli integratori in una domanda dedicata

Alimenti da evitare

Alimenti ad alto contenuto di zuccheri e grassi saturi possono promuovere processi infiammatori e contribuire all’aumento di peso, entrambi fattori che possono aggravare l’artrosi.

È importante notare che mentre un’alimentazione equilibrata può svolgere un ruolo nel controllo dell’artrosi, essa dovrebbe essere parte di un approccio terapeutico complessivo. Si lo so, ti sto stressando con questo approccio terapeutico globale!  Questo dovrebbe includere anche l’esercizio fisico, la fisioterapia e, se necessario, trattamenti medici e chirurgici, in base alle specifiche esigenze del paziente.

Quali integratori posso assumere per l’artrosi di ginocchio?

La questione degli integratori per l’artrosi del ginocchio è un argomento ampiamente dibattuto nel mondo medico. Va detto che, in generale, gli integratori possono avere un certo effetto nel ridurre i sintomi come il dolore e l’infiammazione a breve termine, ma le prove sulla loro efficacia nel modificare il decorso della patologia sono molto limitate.

Integratori Comunemente Utilizzati

  • Glucosamina e Condroitina: questi sono tra gli integratori più conosciuti per l’artrosi, ma la letteratura scientifica non supporta un effetto clinicamente significativo sul dolore o la funzione del ginocchio (e anche dell’anca e della mano).
  • Olio di Pesce: è un altro integratore spesso consigliato per le sue proprietà anti-infiammatorie, ma non ci sono studi controllati randomizzati (RCT) di alta qualità che ne confermino l’efficacia.

Integratori meno noti ma promettenti

  • Estratto di Boswellia Serrata, Curcumina, Pycnogenol: alcuni studi suggeriscono che questi integratori potrebbero avere effetti più significativi nel breve termine, sebbene i dati siano ancora di bassa qualità. Potrebbero essere considerati per un periodo di prova di 4-6 settimane.

Precauzioni

È importante notare che mentre alcuni integratori hanno mostrato effetti moderati e clinicamente significativi sul dolore e la funzione a breve termine, la qualità delle prove è generalmente molto bassa. Inoltre, la sicurezza a lungo termine di questi supplementi non è stata ancora adeguatamente valutata. Pertanto, è consigliabile utilizzarli con cautela e sempre sotto la supervisione di un medico.

Studi Futuri

Per confermare l’efficacia e la sicurezza a lungo termine degli integratori sono necessari ulteriori RCT di alta qualità. È fondamentale che futuri studi siano progettati per evitare bias, con metodi appropriati per la randomizzazione, la gestione dei tassi di abbandono e la segnalazione selettiva dei risultati.

In sintesi, mentre gli integratori possono offrire un certo grado di sollievo dai sintomi a breve termine, non dovrebbero essere considerati come un trattamento definitivo per l’artrosi del ginocchio.
Se vuoi ho fatto un video di approfondimento su questo argomento: https://youtu.be/v59Hiin63ww

Trattamento chirurgico

Quando bisogna sottoporsi ad intervento di protesi di ginocchio? 

Nel panorama chirurgico ortopedico, la protesi di ginocchio, in tutte le sue forme (totale, monocompartimentale, robotica, su misura, etc) rappresenta uno dei maggiori avanzamenti tecnologici. Ogni anno vengono fatti notevoli investimenti diretti verso l’innovazione e il miglioramento di hardware e software. 

Tuttavia, è fondamentale sottolineare che la chirurgia protesica non è una soluzione universale per tutti i pazienti affetti da problemi al ginocchio, come l’artrosi, anzi…

In Italia, il numero di impianti di protesi è più che raddoppiato dall’inizio del nuovo millennio, con oltre 250.000 interventi all’anno. Questo significa un intervento ogni 2 minuti. Bisogna però far notare che la pratica attuale della sostituzione protesica del ginocchio ha sollevato non poche preoccupazioni. Uno studio pubblicato sul British Medical Journal evidenzia che l’efficacia di questi interventi sarebbe maggiore se fossero limitati ai casi più gravi, rendendo la procedura anche economicamente più sostenibile.

Ecco un estratto della conclusione di questo notevole lavoro scientifico:

” La pratica attuale della sostituzione protesica del ginocchio […] ha effetti minimi sulla qualità della vita […]. Se la procedura fosse limitata ai pazienti più gravemente colpiti da tale patologia, la sua efficacia aumenterebbe, e diventerebbe economicamente più sostenibile […] “

Un altro aspetto preoccupante è il numero di pazienti insoddisfatti. Circa il 20% dei pazienti non è soddisfatto dell’intervento di protesi. A questi si aggiungono rischi significativi quali infezioni, necessità di un secondo intervento, dolore cronico, rigidità e altre complicazioni. La mortalità legata all’intervento di protesi di ginocchio è di circa un paziente ogni 500.

Quindi, quando è il momento giusto per una protesi di ginocchio? La risposta varia da paziente a paziente, ed è crucialmente basata su una valutazione dettagliata del tuo ortopedico di fiducia. La chirurgia protesica può essere un’ottima soluzione, ma è fondamentale comprendere che non è l’opzione giusta per tutti, anzi, lo è per la minoranza dei casi! 

Molti pazienti potrebbero beneficiare di approcci conservativi per la gestione dell’artrosi, evitando interventi chirurgici.

In conclusione, ogni paziente è unico e richiede una valutazione individualizzata. Se sei in considerazione per una protesi di ginocchio, è vitale discutere con il tuo ortopedico di fiducia tutti i rischi e i benefici, per fare una scelta informata.

La protesi è l’unica soluzione?

Assolutamente no! 

L’artrosi è una patologia estremamente eterogenea ed il trattamento deve essere su misura del paziente.

In caso di artrosi prevalentemente monocompartimentale (ossia che interessa o la parte interna o la parte esterna) del ginocchio, si può valutare una osteotomia. 

Che cos’è l’osteotomia?

Comincia ad osservare questa immagine:

Se hai le ginocchia arcuate (quello che chiamiamo un ginocchio varo), allora la forza che si scarica lungo la gamba dal ginocchio alla caviglia passa prevalentemente attraverso il lato interno o mediale del ginocchio.

Viceversa, se le ginocchia sono valghe, il peso passerà prevalentemente nel compartimento esterno. Tieni presente che ad ogni passo il peso che arriva al ginocchio è circa 4-7 volte il peso del tuo corpo. Se solo un compartimento del ginocchio subisce la maggior parte di questo stress, la cartilagine inizierà a degenerare e a diventare artrosica. 

Ecco una tipica radiografia di una persona attiva con un dolore della parte interna del ginocchio:

ginocchio varo artrosi

Il lato esterno del ginocchio mantiene uno spazio normale tra le ossa (femore e tibia) che indica che lo spessore della cartilagine è normale. Mentre nel compartimento mediale si osserva una degenerazione artrosica, con una riduzione dello spazio femoro-tibiale. Spesso pazienti così iniziano un trattamento conservativo, magari si sottopongono a infiltrazioni di acido ialuronico o corticosteroide senza però trarne beneficio duraturo.    

Come si fa a capire se ho le ginocchia vare o valghe? 

Alcune persone nascono con un ginocchio (o entrambi) varo o valgo. Altri invece acquisiscono tale deformità con il passare del tempo, spesso a causa di un intervento di meniscectomia. La meniscectomia porta inevitabilmente alla degenerazione di quel compartimento, ma questa è un’altra storia… 

Per diagnosticare e soprattutto quantificare il malallineamento è necessario eseguire una radiografia degli arti inferiori in carico chiamata telemetrica.  

Quindi che cos’è l’intervento di osteotomia?  

In generale, l’intervento di osteotomia consiste nel correggere la deformità di una gamba (generalmente vara o valga) in modo che la forza o il peso si distribuisca più uniformemente su entrambi i lati del ginocchio. Nello specifico un’osteotomia tibiale prossimale o HTO è una procedura che utilizziamo per correggere il varismo di ginocchio determinato da una deformità della tibia, una delle forme di mal allineamento del ginocchio più comuni. Una tipica HTO comporta un piccolo taglio (cuneo) attraverso una parte della tibia. Formato il cuneo, poi si può aprire per correggere l’allineamento (osserva l’immagine qui sotto). La quantità di apertura varia a seconda della quantità di correzione che dobbiamo ottenere per allineare correttamente la gamba.

Esistono dei limiti di età?

Per la protesi no, sono relativi. Esistono però delle corrette indicazioni chirurgiche.
Come dicevamo prima, se hai un’artrosi lieve o moderata e causata da un malallineamento del ginocchio e hai meno di 55-60 anni spesso la soluzione (se chirurgica) è un’osteotomia per normalizzare l’asse meccanico. 

Se vuoi saperne di più ti consiglio di approfondire l’argomento a questo link

Che tipi di protesi di ginocchio esistono?

Le protesi di ginocchio possono essere suddivise principalmente in due categorie: protesi totale di ginocchio (TKR, Total Knee Replacement) e protesi monocompartimentale di ginocchio (UKR, Unicompartmental Knee Replacement).

Protesi totale di ginocchio (TKR)

Nelle protesi totali, tutte e tre le componenti dell’articolazione del ginocchio (compartimento femoro-rotuleo, compartimento femoro-tibiale mediale e compartimento femoro-tibiale laterale) vengono sostituite. In alcuni casi si può evitare la sostituzione dell’articolazione femoro-rotulea. Questo tipo di protesi è solitamente indicato per pazienti con un’usura avanzata dell’articolazione che coinvolge più di un compartimento. È un intervento più invasivo e richiede una riabilitazione più lunga.

Protesi monocompartimentale di ginocchio (UKR)

Le protesi monocompartimentali sostituiscono solo una parte dell’articolazione del ginocchio, solitamente il compartimento femoro-tibiale mediale o laterale. Sono indicate per pazienti che hanno un’usura o un danno limitato a una sola parte del ginocchio. Questo tipo di protesi è meno invasivo rispetto alla totale di ginocchio e di solito comporta un tempo di recupero più breve e una maggiore conservazione della struttura ossea. 

La scelta tra una protesi totale e una monocompartimentale dipenderà da vari fattori come l’età del paziente, la gravità dell’artrosi, il livello di attività fisica, gli obiettivi funzionali e l’allineamento dell’arto inferiore. È una decisione che deve essere presa insieme al chirurgo ortopedico, tenendo in considerazione sia gli aspetti clinici che quelli legati allo stile di vita del paziente.

Di che materiali sono fatte le protesi?

Le protesi di ginocchio sono realizzate con una varietà di materiali biocompatibili, che devono soddisfare requisiti rigorosi di durabilità, resistenza e biocompatibilità. Ecco alcuni dei materiali più comunemente utilizzati:

Metallo

  • Acciaio inossidabile: Molto resistente alla corrosione, ma generalmente meno utilizzato rispetto ad altri metalli a causa della sua densità e peso.
  • Cobalto-cromo: Molto resistente all’usura e alla corrosione. È uno dei metalli più comunemente utilizzati nelle protesi di ginocchio.
  • Titanio e sue leghe: Meno denso rispetto ad altri metalli e altamente biocompatibile. È spesso utilizzato per i componenti che saranno in contatto diretto con l’osso.

Polietilene

  • Polietilene ad alto peso molecolare: Utilizzato per la componente tibiale (il “cuscinetto” tra i componenti metallici femorali e tibiali). È altamente resistente all’usura.

Ceramica

  • Ceramica di ossido di zirconio o ossido di alluminio: utilizzata meno frequentemente, ma offre un’ottima resistenza all’usura e una bassa reattività con i tessuti biologici.

Compositi

  • Compositi metallo-polimero: Utilizzati in alcune protesi più moderne, combinano le proprietà migliori dei metalli e dei polimeri per migliorare la durabilità e la resistenza all’usura.

Ciascun materiale ha i suoi vantaggi e svantaggi in termini di resistenza all’usura, resistenza meccanica e biocompatibilità. Spesso, una protesi di ginocchio utilizza una combinazione di questi materiali per ottenere le migliori prestazioni possibili. Ad esempio, è comune avere un componente femorale in cobalto-cromo che si interfaccia con un inserto in polietilene ad alto peso molecolare, che a sua volta si interfaccia con un componente tibiale in titanio.

Quanto dura una protesi di ginocchio?

La durata di una protesi di ginocchio può variare notevolmente da paziente a paziente e dipende da una serie di fattori, tra cui l’età del paziente, il livello di attività fisica, il peso corporeo, le condizioni generali di salute ed il corretto impianto delle componenti. Tuttavia, in generale, possiamo fare alcune considerazioni basate su studi e dati clinici.

Protesi Totale di Ginocchio

Una protesi totale di ginocchio ha generalmente una durata che va dai 15 ai 20 anni o più. La tecnologia delle protesi è in costante miglioramento, quindi le nuove protesi potrebbero durare anche più a lungo. Una protesi “anziana” può andare incontro a mobilizzazione delle componenti o usura delle stesse, in questi casi, si ricorre generalmente ad una revisione chirurgica.

Protesi Monocompartimentale di Ginocchio

Le protesi monocompartimentali tendono a avere una durata leggermente inferiore rispetto alle protesi totali. La durata media è di circa 10-15 anni anche se nuovi studi mostrano un progressivo allungamento della vita media di questi hardware.

Quanto dura l’intervento di protesi al ginocchio?

L’intervento di sostituzione protesica può variare notevolmente la durata a seconda del tipo di protesi. Le protesi totali di ginocchio, che sostituiscono tutte le tre componenti dell’articolazione del ginocchio, richiedono in genere più tempo in sala operatoria, solitamente tra i 90 minuti e le 3 ore. Al contrario, le protesi monocompartimentali, che sostituiscono solo una parte dell’articolazione del ginocchio, sono interventi meno invasivi, più brevi, con una durata che può variare tra i 45 min e le 2 ore.

Entrambi gli interventi hanno i loro vantaggi e svantaggi, e la scelta tra i due dipenderà da vari fattori come l’età del paziente, il grado di usura dell’articolazione e l’obiettivo funzionale post-operatorio.

Inoltre la durata complessiva dell’operazione può anche variare in base a fattori come la complessità del caso (es. le revisioni di protesi durano di più), le condizioni dell’osso e del tessuto circostante e, ultimo ma non meno importante, l’esperienza del chirurgo ortopedico. Tenete in mente che questi tempi sono approssimativi e si riferiscono solo alla durata dell’operazione chirurgica, senza considerare il tempo necessario per la preparazione pre-operatoria e per la fase di recupero post-operatoria.

Cosa devo fare prima dell’intervento chirurgico?

Prepararsi adeguatamente è fondamentale per un recupero veloce e senza complicazioni. Attenzione, prima di assumere o smettere di assumere farmaci consulta il tuo medico. Ecco alcune raccomandazioni su come prepararsi:

Controllo del Peso

È consigliabile ridurre il peso corporeo se si è in sovrappeso. Questo aiuterà a minimizzare lo stress sul ginocchio operato e sull’altro ginocchio durante la fase di recupero.

Gestione del Dolore e Farmaci

Interrompere l’uso di farmaci antinfiammatori come l’acido acetilsalicilico o la nimesulide almeno due settimane prima dell’intervento. In caso di dolore, è consentito l’uso di paracetamolo seguendo le dosi raccomandate.

Contraccezione e Terapie Ormonali

Se si utilizzano metodi contraccettivi orali o terapie ormonali come cerotti per la menopausa, è necessario interromperne l’uso almeno un mese prima dell’intervento.

Abitudini di Vita

È vivamente raccomandato smettere di fumare prima dell’operazione. Questo non solo riduce i rischi associati all’anestesia, ma favorisce anche una migliore guarigione della ferita chirurgica.

Esami Pre-operatori

Verificare la presenza di infezioni latenti, come ascessi dentali o cistiti, che potrebbero complicare l’intervento e il recupero.

Informazioni Mediche

Infine, è utile ottenere una lettera dal proprio medico curante che descriva il quadro clinico generale, includendo eventuali patologie croniche o pregresse, che potrebbero influenzare l’intervento e il recupero successivo.

Come si svolge il processo di recupero dopo un intervento di sostituzione protesica al ginocchio?

Tempi e Fasi del Recupero

Il periodo di recupero può variare da persona a persona, in base a vari fattori come età, condizioni generali e reazione individuale all’intervento. In generale, il percorso di recupero è diviso in due fasi principali:

Recupero Post-Chirurgico: questa fase dura circa 6 settimane e durante questo tempo, ci si può aspettare la guarigione della ferita e un miglioramento delle condizioni fisiche e muscolari. Alcuni pazienti possono iniziare a camminare in modo autonomo entro 3-4 settimane dall’intervento. Durante questa fase, è comune la necessità di farmaci antidolorifici per un periodo che può estendersi fino a 6-8 settimane.

Riabilitazione Funzionale: Il fine ultimo dell’intervento è ridurre il dolore e migliorare la mobilità articolare. Per raggiungere un buon risultato, è cruciale il rafforzamento muscolare attraverso esercizi e attività fisica. Ci vorrà circa un anno per un recupero completo della forza e della funzionalità muscolare dell’articolazione.

Primi Passi Post-Operatori

Subito dopo l’intervento, i pazienti iniziano una serie di esercizi leggeri e piccole passeggiate nella propria stanza d’ospedale sotto la guida di infermieri e fisioterapisti.

Carico Progressivo

Il peso può essere distribuito gradualmente sull’arto operato, utilizzando strumenti di supporto come deambulatori e stampelle.

Precauzioni da osservare

  • Iniziare la riabilitazione il prima possibile, seguendo le indicazioni mediche.
  • Evitare di bagnare la ferita fino a quando non è completamente guarita.

Obiettivi della Riabilitazione

Gli obiettivi principali sono il controllo del dolore, la prevenzione di complicazioni, il recupero della motilità del ginocchio, il rafforzamento muscolare e il raggiungimento dell’indipendenza nelle attività quotidiane, incluso il camminare in modo autonomo.

È importante tenere presente che ogni caso è unico, e pertanto, il programma di riabilitazione potrebbe essere adattato in base alle specifiche esigenze del paziente, alla presenza di malattie concomitanti e alle raccomandazioni del chirurgo ortopedico che ha eseguito l’intervento.

Per quanto tempo utilizzerò le stampelle?

I tempi medi per abbandonare le stampelle sono variabili e sostanzialmente la risposta corretta è: per quanto necessario! 

In media i tempi variano dalle 2 alle 4 settimane. Nelle protesi monocompartimentali alcuni pazienti dopo 7 gg hanno già abbandonato le stampelle. 

Avrò bisogno di particolari attrezzature a casa?

In molti centri viene consigliato il noleggio di un apparecchio comunemente chiamato Kinetec. 

Il Kinetec (o affini) è un elettromedicale di mobilizzazione passiva. Questa macchina è particolarmente utile nella fase post-operatoria per prevenire problemi come la rigidità articolare e disturbi che possono essere causati dall’immobilizzazione prolungata.

Il Kinetec opera attraverso una serie di movimenti controllati che aiutano a mantenere la funzionalità dell’arto interessato, favorendo il benessere di tessuti e articolazioni. Questo è particolarmente utile quando non è possibile muovere l’arto per lunghi periodi di tempo. 

La mobilizzazione passiva, alla base del funzionamento del dispositivo, è essenziale per prevenire pericolosi irrigidimenti articolari che possono portare a edemi e fibrosi. L’uso di questo dispositivo consente una mobilizzazione graduale, favorisce il drenaggio dei liquidi e previene complicazioni come edemi e rigidità articolari.

I principali motivi dell’utilizoz della mobilizzazione passiva sono:

  • favorire il metabolismo articolare;
  • stimolare la riparazione della cartilagine nelle aree lesionate;
  • impedire l’irrigidimento delle articolazioni ;
  • stimolare il riassorbimento degli ematomi ;
  • migliorare la circolazione sanguigna e linfatica ;
  • prevenire la formazione di trombi e l’insorgenza di embolie

Quali sono le principali complicanze della protesi di ginocchio?

Nel 2% dei pazienti, possono manifestarsi complicanze come l’infezione del sito chirurgico. Altri problemi medici seri come infarto e ictus sono più rari. Tuttavia, la presenza di malattie croniche come il diabete può aumentare la probabilità di complicanze. Di seguito alcune delle complicanze più comuni e meno comuni da considerare:

  • Infezione: è una delle complicanze più importanti e può interessare la ferita chirurgica o la protesi stessa. L’infezione può manifestarsi durante il periodo di ospedalizzazione, una volta tornati a casa o anche anni dopo l’intervento. Le infezioni superficiali sono di solito trattate con antibiotici, ma quelle più gravi possono necessitare di ulteriori interventi chirurgici, incluso la rimozione della protesi.
  • Coaguli di sangue (trombi): sono la complicanza più comune dopo l’intervento e possono essere molto pericolosi se si staccano, dando origine ad un’embolia polmonare. Per prevenirli, sono adottate misure come esercizi per le gambe, l’uso di calze elastiche e l’assunzione di farmaci anticoagulanti come l’eparina o farmaci anticoagulanti orali.
  • Problemi dell’impianto: con il tempo, la superficie della protesi può logorarsi o le componenti possono mobilizzarsi. Inoltre, possono svilupparsi aderenze cicatriziali che limitano il movimento del ginocchio, soprattutto se il movimento era già limitato prima dell’intervento.
  • Dolore continuo: anche se raro, un piccolo numero di pazienti potrebbe sperimentare dolore persistente post-intervento, per cui talvolta è difficile individuare una causa precisa.
  • Lesioni neurovascolari: sono molto rare, ma possono verificarsi durante l’intervento e coinvolgere i nervi o i vasi sanguigni adiacenti al ginocchio.
  • Allergie a componenti metalliche: in alcuni rari casi, gli impianti metallici possono scatenare una reazione allergica non precedentemente conosciuta, con vari gradi di gravità.

È possibile che la protesi al ginocchio attivi i rilevatori di metallo negli aeroporti? È necessario avere un certificato medico che conferma l’intervento chirurgico?

Sì, è una possibilità. L’attivazione dei rilevatori di metallo negli aeroporti dipende dalla sensibilità degli stessi sistemi di sicurezza. Durante la visita di controllo post-operatoria, è possibile richiedere al proprio chirurgo ortopedico un certificato medico. Questo documento dettaglia la natura della protesi impiantata e può essere utile da portare con sé durante i viaggi per facilitare i controlli di sicurezza.

Quali esercizi svolgere per l’artrosi di ginocchio?

Prima di parlare di esercizi specifici, è cruciale cambiare il proprio atteggiamento mentale. Affrontare l’artrosi del ginocchio non significa solo “fare esercizi”; piuttosto, richiede una decisione consapevole di adottare uno stile di vita attivo. Questo cambiamento è essenziale perché un’attività fisica regolare e mirata può aiutare l’articolazione a iniziare un processo di auto-riparazione della cartilagine nel tempo.

Tuttavia, se si avverte dolore significativo e/o infiammazione, la priorità iniziale è di alleviare queste condizioni. Questo prepara il terreno per un approccio più attivo alla riabilitazione, che spesso include un programma di fisioterapia mirato e un regime di esercizio fisico strutturato. In questo contesto, le terapie rigenerative possono avere un ruolo significativo. Questi trattamenti, che puoi approfondire qui, sono progettati per mettere il paziente nella miglior condizione possibile per iniziare o riprendere una vita attiva.

Un piano di trattamento efficace dovrebbe quindi essere multifattoriale e personalizzato, mirando non solo a fornire sollievo dal dolore ma anche a migliorare l’ambiente metabolico e biomeccanico dell’articolazione.

Esistono comunque anche esercizi che possono essere svolti in autonomia a casa, specialmente nelle fasi iniziali quando il ginocchio è ancora dolente. È fondamentale eseguirli con accuratezza e senza forzare, sempre rispettando la soglia del proprio dolore. L’elemento chiave per ottenere risultati a lungo termine non è tanto l’intensità o la quantità di esercizi fatti in un singolo giorno, ma piuttosto la costanza nel tempo.

Scheda degli esercizi

Ecco un strumento che potrebbe essere molto utile. Una scheda di semplici ma efficaci esercizi per le fasi acute dell’artrosi di ginocchio.

Se preferisci scaricare la scheda ad alta risoluzione ecco il link:

Un ultima cosa: se questa guida sull’artrosi del ginocchio ti è stata utile, ti invito a lasciare una recensione ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️

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